Save our souls
Vendere l’anima al diavolo. Nelle antiche leggende il demonio garantiva ricompense portentose: ricchezza, potere, eterna giovinezza. Erano inganni, si intende, alla fine l’affare si rivelava una truffa. Col diavolo è sempre così.
Passano i secoli, dalle leggende si arriva al nostro schiacciante presente. Eppure ancora oggi il diavolo continua ad acquistare anime, e gli offerenti sono cresciuti vertiginosamente. I venditori d’anima sono aumentati a un livello tale, che ora il valore di mercato è colato a picco. È una legge dell’economia: all’aumentare dell’offerta, il prezzo cala. L’inflazione colpisce anche l’anima.

Moltissimi, oggi, svendono l’anima. Non in cambio di un regno, o di un grande amore, ma per benefici molto più triviali, persino insulsi. Liquidano l’anima per ottenere un lavoro noioso e mal pagato. Per avere un appartamento di 60 metri quadri a pochi chilometri dal centro. Per potersi permettere la Mercedes, per una settimana di vacanze a Formentera.
L’anima non si vende più tutta d’un colpo. Il diavolo si è modernizzato anche in questo. Si dà via l’anima giorno per giorno, in piccole, comode rate quotidiane. Una finanziaria dell’anima, che puntualmente viene a riscuotere un frammento di noi, erodendo giorno per giorno la nostra vita, la nostra essenza. Fino a lasciarci vuoti.
Ogni volta che prendiamo la metro, schiacciati da una folla anonima, per recarci in un ufficio da cui già dalle prime ore vorremmo scappare. Ogni volta che tiriamo una striscia di coca nel cesso di un locale, per far finta con noi stessi che è una serata fantastica. Ogni volta che succede un’ingiustizia, piccola o grande, e noi passiamo dritti con lo sguardo basso, per non avere grane. Ogni volta che prostituiamo la nostra dignità con uno dei piccoli potenti della terra, e tutto per ottenere un potere ancora più piccolo, se non insignificante.
In osteria, dalle mie parti, c’è un modo di scherzare con chi si è appena sposato. L’anello, dicono, serve per pagare il vino quando non si ha più soldi. Basta grattare la fede con una lima, e lasciare all’oste la polvere d’oro.
Ecco, facciamo lo stesso con l’anima, e oltretutto la contropartita è ben più misera del vino.
Il contratto con il diavolo sembra una catena di ferro.
Non posso rinunciare al mio lavoro, senza l’auto non posso muovermi, ho bisogno di uno sfogo, la carriera mi sta logorando, ma è tutta la mia vita: centinaia di cazzate che ci raccontiamo per continuare così. Non ci crediamo neanche noi, ma l’inerzia e il conformismo formano un binario da cui non è facile uscire.

Ma se l’anima si vende a rate, significa che non è ancora del tutto persa. C’è ancora dentro di noi una scintilla, un’eco del grande fuoco della vita. In quella piccola luce possiamo trovare la forza di cambiare, di tornare a impossessarci dell’anima.
Cominciate dalle piccole cose. Piantate un ciliegio, e curate la sua crescita fino a quando sarà un albero sano. Pedalate al mattino, lungo l’argine di un fiume. Andate in un canile, donate un’ora di compagnia a quelle povere bestiole. Concedetevi la libertà di cantare ad alta voce, anche nelle vie del centro città. Trovate il coraggio di rispondere al timido sorriso di un estraneo che cerca il vostro aiuto. Trovate la via, la vostra via, non quella che vi è stata imposta. Cercate la vita, quella vera.
L’anima non si trova di colpo, tutta intera. Bisogna raccoglierne i brandelli, uno a uno. E’ una lotta, faticosa e dura. A volte vi sembrerà impossibile, vorrete arrendervi. Man mano che ricucite la vostra anima, troverete però sempre più coraggio. Un giorno vi renderete conto che sarebbe impossibile tornare a vivere senza quella forza interiore, che avete strenuamente riconquistato. Sarebbe un’assurdità, come vivere senza sé stessi.