Etichettato: cuore

15

 

Il cuore dell’uomo è come un vaso, in cui si riversa lo Spirito di Dio; ma come potrebbe entrarvi, se quel vaso è già pieno di concetti e pensieri? Persino l’erudizione teologica allontana l’uomo dal contatto con Dio: gli studenti della filosofia scolastica e i dotti del tomismo sono infinitamente più lontani da Dio di un contadino ignorante, ma che prega con sincerità dopo una dura giornata di lavoro.

Anche la filosofia Zen del buddhismo insiste su questo punto. Un celebre racconto breve ne parla in maniera metaforica, ma molto chiara:
“Nan-in, un maestro giapponese dell’era Meiji (1868-1912), ricevette la visita di un professore universitario che era andato da lui per interrogarlo sullo Zen.
Nan-in servì il tè. Colmò la tazza del suo ospite, e poi continuò a versare.
Il professore guardò traboccare il tè, poi non riuscì più a contenersi. «È ricolma. Non ce n’entra più!».
«Come questa tazza,» disse Nan-in «tu sei ricolmo delle tue opinioni e congetture. Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?»”

Nella sua prima lettera ai Corinzi, san Paolo dice senza mezzi termini:
“Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?
Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.
Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente; perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti:
Egli prende i sapienti per mezzo della loro astuzia.
E ancora:
Il Signore sa che i disegni dei sapienti sono vani.”

Continua a leggere

5

Vidi un uomo, immerso nell’oscurità, come se fosse sotto terra. Vedevo l’intreccio delle sue vene, le arterie che si gettavano come ponti attraverso il corpo, ed i singoli capillari avviluppati come una fittissima ragnatela. L’intero sistema circolatorio formava un complesso simile alle radici d’un albero. E dove la testa terminava, partivano verso l’alto una serie di grosse arterie, avvolte a spirale l’una sull’altra, come a formare il tronco vivo di quello stesso albero, ed i rami ed i ramoscelli erano di vene della stessa forma e dello stesso colore di quelle del corpo sottostante.
Nel corpo inferiore pulsava un cuore rosso ed oscuro, che riceveva l’oscurità circostante, e la spingeva in circolo, affinchè si purificasse. Il corpo la mutava in una linfa dolce, un’acqua in cui era disciolta la luce vivente; il cuore quindi la raccoglieva nuovamente in sè, per poi inviarla verso l’alto. In corrispondenza al cuore inferiore, nei rami dell’albero superiore brillava un cuore di luce, come se fosse fatto di oro spirituale, l’oro di Ophir.

Continua a leggere

4

 

“Non siamo forse figli degli Dèi? Perché allora gli Dèi non possono essere nostri figli?
Se il Dio mio padre dovesse morire, un Dio figlio sorgerà dal mio cuore materno, perché io amo Dio e non voglio abbandonarlo.
Solamente chi ama Dio può farlo cadere, e Dio si arrende a chi l’ha sconfitto e si annida nelle sue mani, e muore nel cuore di colui che lo ama e che gli promette la nascita.
Mio Dio, ti amo come una madre ama il nascituro che ella porta nel cuore.
Cresci nell’uovo dell’Est, nutriti del mio amore, bevi il succo della mia vita così che tu possa diventare un Dio splendente. Abbiamo bisogno della tua luce, figlio.
Siccome vaghiamo nell’oscurità, dona luce ai nostri cammini. Possa la tua luce brillare dinnanzi a noi, possa il tuo fuoco riscaldare il gelo delle nostre vite.
Non abbiamo bisogno del tuo potere, ma della vita.”
(C. G. Jung, Liber Novus)

Continua a leggere

3

La coppa rappresenta un contenitore che riceve in sè la forza divina. Soltanto un cavaliere dal cuore puro può ricevere il Graal: il Graal è infatti proprio quel cuore puro, capace di ricevere in sè il fuoco di Dio.

Per un peccatore, il fuoco divino è il tormento dell’Inferno, mentre per un credente lo stesso fuoco è il processo di purificazione del Purgatorio; ed è ancora lo stesso fuoco ad essere per il santo la beatifica contemplazione di Dio nel Paradiso. Il fuoco divino rimane sempre il medesimo: a cambiare nei tre casi è la disposizione dell’uomo, che può variare dall’ostinata opposizione alla sottomissione più completa.

Continua a leggere