Etichettato: coppa
La Sua luce è come quella di una nicchia in cui si trova una lampada, la lampada è in un cristallo, il cristallo è come un astro brillante; il suo combustibile viene da un albero benedetto, un olivo né orientale, né occidentale, il cui olio sembra illuminare, senza neppure essere toccato dal fuoco. Luce su luce.
(Corano, Sura XXIV An-Nur / Christos Bokoros, l’ombra dell’ulivo)
È grazie alla coppa che si riescono a mescolare l’acqua ed il fuoco: normalmente l’una spegnerebbe l’altro, oppure il calore delle fiamme farebbe consumare le acque in vapore. Ma tramite la mediazione della coppa, è possibile ottenere l’acqua di fuoco.
Il cuore dell’uomo è come un vaso, in cui si riversa lo Spirito di Dio; ma come potrebbe entrarvi, se quel vaso è già pieno di concetti e pensieri? Persino l’erudizione teologica allontana l’uomo dal contatto con Dio: gli studenti della filosofia scolastica e i dotti del tomismo sono infinitamente più lontani da Dio di un contadino ignorante, ma che prega con sincerità dopo una dura giornata di lavoro.
Anche la filosofia Zen del buddhismo insiste su questo punto. Un celebre racconto breve ne parla in maniera metaforica, ma molto chiara:
“Nan-in, un maestro giapponese dell’era Meiji (1868-1912), ricevette la visita di un professore universitario che era andato da lui per interrogarlo sullo Zen.
Nan-in servì il tè. Colmò la tazza del suo ospite, e poi continuò a versare.
Il professore guardò traboccare il tè, poi non riuscì più a contenersi. «È ricolma. Non ce n’entra più!».
«Come questa tazza,» disse Nan-in «tu sei ricolmo delle tue opinioni e congetture. Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?»”
Nella sua prima lettera ai Corinzi, san Paolo dice senza mezzi termini:
“Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?
Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.
Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente; perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti:
Egli prende i sapienti per mezzo della loro astuzia.
E ancora:
Il Signore sa che i disegni dei sapienti sono vani.”
Tra l’eco e la voce vi sono due poeti: il primo, l’eloquente, è simile a una luna spezzata il secondo, il taciturno, è simile ad un bimbo che si addormenta ogni notte tra le braccia d’un vulcano. (Adonis, I due poeti)
“Prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno.”
Non è certo il mio Commensale
qualcuno che faccia dei torti:
M’ha dato la Sua stessa coppa,
da buon ospite con l’invitato.
E quando la coppa ha girato
ha chiesto il tappeto e la spada.
Ciò accade a chi beve del vino
in Dragone, quand’è piena estate.
(Al Hallaj, Diwan)
La coppa rappresenta un contenitore che riceve in sè la forza divina. Soltanto un cavaliere dal cuore puro può ricevere il Graal: il Graal è infatti proprio quel cuore puro, capace di ricevere in sè il fuoco di Dio.
Per un peccatore, il fuoco divino è il tormento dell’Inferno, mentre per un credente lo stesso fuoco è il processo di purificazione del Purgatorio; ed è ancora lo stesso fuoco ad essere per il santo la beatifica contemplazione di Dio nel Paradiso. Il fuoco divino rimane sempre il medesimo: a cambiare nei tre casi è la disposizione dell’uomo, che può variare dall’ostinata opposizione alla sottomissione più completa.