Etichettato: paradiso

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“Come e in che modo – egli dice – Dio plasma l’uomo? Nel paradiso, come egli crede. Il paradiso dunque sia l’utero, e che la cosa sta così insegna la Scrittura quando dice «Sono io che ti plasmo nell’utero di tua madre». Vuole infatti che questo sia il senso del passo. Mosè per mezzo dell’allegoria del paradiso ha significato l’utero, se bisogna prestar fede alla parola. Se Dio plasma l’uomo nell’utero della madre, cioè nel paradiso, come egli ha detto, il paradiso sia l’utero, Eden la placenta, il fiume che scorreva da Eden per irrigare il paradiso sia il cordone ombelicale”.
(Ippolito, Refutatio Omnium Haeresium VI, 14 – a proposito della gnosi simoniana)

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La coppa rappresenta un contenitore che riceve in sè la forza divina. Soltanto un cavaliere dal cuore puro può ricevere il Graal: il Graal è infatti proprio quel cuore puro, capace di ricevere in sè il fuoco di Dio.

Per un peccatore, il fuoco divino è il tormento dell’Inferno, mentre per un credente lo stesso fuoco è il processo di purificazione del Purgatorio; ed è ancora lo stesso fuoco ad essere per il santo la beatifica contemplazione di Dio nel Paradiso. Il fuoco divino rimane sempre il medesimo: a cambiare nei tre casi è la disposizione dell’uomo, che può variare dall’ostinata opposizione alla sottomissione più completa.

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Soltanto agli occhi del peccatore il fuoco dell’Inferno è una punizione; le sue fiamme sono anche, e soprattutto, un mezzo di purificazione. Per l’uomo giusto le pene dell’inferno diventano infatti le prove del purgatorio. E quello stesso calore che gli altri percepiscono come insopportabile è sentito dal santo come l’amore di Dio che splende nel Paradiso.

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