L’insetto come simbolo

Calosoma_scrutator

L’umanità dimostra un istintivo disgusto nei confronti degli insetti, un ribrezzo che spesso sconfina nella paura. Come sempre ci sono le eccezioni – studiosi ed appassionati che sanno chinarsi ad osservare il mondo minuscolo, scoprendone così le meravigliose bellezze. Ma in linea generale basta la vista di un insetto per scatenare una reazione inorridita e a dir poco esagerata.
Eppure questa losca fama, il più delle volte, non è per niente meritata; analizzando i fatti concreti è possibile rendersi conto che gli insetti pericolosi per l’uomo sono davvero una minoranza, in particolar modo nelle nostre terre. Da dove nasce, dunque, questa avversione?
Fra la realtà materiale e l’immaginario si inseriscono le categorie del simbolico. Se l’insetto viene percepito come una minaccia, la causa è da ricercarsi nelle analogie a cui essi rimandano.
Iniziamo l’analisi di questi aspetti da una questione di territori: una delle colpe degli insetti sta nel trapassare il confine dei possedimenti umani.
Non c’è recinto che sappia tenere lontane le formiche dai nostri giardini; anche le zanzariere più fine vengono aggirate, e le blatte sembrano in grado di resistere anche ai veleni più potenti.
Anche in questo caso, la gravità di tale invasione non risiede nelle conseguenze materiali, ma nell’infrazione di quel recinto sacro rappresentato dalla casa.
Lo spazio simboli della casa configura infatti la propria identità: corrisponde alla patria, ed in un livello più ristretto alla comunità della propria città; nel piccolo, ma non meno importante, riflette l’unità familiare. Ma la correlazione più forte e gravida di conseguenze si ha fra la casa e la propria essenza: le stanze sono un simbolo del corpo, mentre la vita al loro interno raffigura l’anima.
E’ per tale motivo che subire un furto ci lascia uno sgomento così profondo: non tanto per i beni materiali che il ladro ci ha sottratto, ma per l’intimità che egli ha violato, quasi uno stupro silenzioso.
C’è un altro agente che compie una simile invasione simbolica: il contagio. Come una minaccia invisibile, virus e batteri entrano nel nostro corpo di nascosto. Una volta all’interno, però, iniziano a moltiplicarsi a dismisura, fino a divenire un’infestazione insostenibile.
Anche gli insetti, nelle paure istintive dell’uomo, seguono un simile decorso: entrano in casa di soppiatto, magari in pochi, ma poi si moltiplicano, prendendo il sopravvento, diventando padroni in casa nostra. Tali dinamiche di pensiero, oltretutto, si riscontrano anche nel razzismo più ignorante, applicate nei confronti degli immigrati clandestini.
Questa comunanza simbolica con la malattia segna pesantemente la reputazione degli insetti, che vengono perciò considerati sporchi, velenosi, infetti. A ciò si somma la loro capacità di apparire e scomparire velocemente, strisciando dentro e fuori dai più piccoli anfratti della terra, che li rende simili al serpente, accentuandone la caratteristica velenosa. Poco importa che, di fatto, gli insetti con un veleno potenzialmente pericoloso per l’uomo siano davvero pochi, almeno alle nostre latitudini!
Ricapitolando, gli insetti nell’immaginario collettivo sono un agente esterno insidioso, invisibile e penetrante, capace di aggirare le nostre difese e infilarsi nella nostra intimità, per poi moltiplicarsi in maniera esplosiva e così acquisire il controllo. In questa veste, nei sogni l’insetto può indicare quel pensiero latente che occupa lo sfondo della nostra mente, una fissazione che rimane nell’ombra, pronta ad invadere il campo della coscienza per poi monopolizzare l’attenzione.
E’ degno di nota, a questo punto, ricordare come i vari popoli abbiano considerato alcuni particolari insetti come simboli per nulla negativi. E’ noto che per gli egizi lo scarabeo stercorario fu un simbolo solare di rinascita; presso gli antichi greci la farfalla era un simbolo dell’anima; o ancora, secondo la credenza popolare la coccinella è ritenuta un portafortuna.
Ciò che cambia, in questi casi, è la distinzione della singola specie d’insetto: ciò presuppone un contatto, una conoscenza delle peculiarità dell’animale. Questa osservazione è in grado di dissipare le ombre, perché gran parte della paura e della diffidenza che proviamo si basano sull’ignoranza.
“Insetti”, per la maggior parte degli uomini, raffigura infatti un’entità indifferenziata ed oscura, un brulichio fra le ombre. In questa parola vengono accomunati indistintamente bruchi e mosche, falene e coleotteri, ma anche ragni e scorpioni, e in certi casi persino topi e lucertole.
Ci vuole il coraggio per avvicinarsi, e l’umiltà di chinarsi al suolo, per osservare meglio. Allora scoprirete la meravigliosa corazza iridescente del Calosoma, il volo perfetto delle libellule, l’abilità architettonica della vespa vasaio. Vi accorgerete che il laborioso andirivieni delle formiche è del tutto innocuo, e forse comprenderete che gli insetticidi capaci di devastare un intero formicaio sono simili ad un genocidio in miniatura.
Certo, ci sono anche insetti che a buon diritto si potrebbero considerare disgustosi, come alcune mosche o certi necrofagi; ma anche in questi casi ciò non giustifica l’uccisione dell’animale soltanto “perché fa schifo”. Anche gli insetti che non sono belli o che non hanno un utilità pratica per l’uomo sono comunque parte integrante dell’ecosistema, tessere di un mosaico vivo e meraviglioso.

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