Il fiore e l’idea del fiore

Quando osserviamo il mondo che ci circonda, la nostra mente astrae modelli della realtà.

Non c’è niente di male in questo: è il modo più pratico che abbiamo per conoscere l’ambiente in cui ci troviamo, e interagire con esso senza muoversi ciecamente.
Il problema sorge solo quando questo modello si sostituisce alla realtà stessa. Ci facciamo ad esempio un’idea di un nostro amico, ma questa idea è per forza di cose un modello approssimativo, non corrisponde certo alla persona reale. E’ una rappresentazione: come tale è tratteggiata da un punto di vista limitato, ed è ulteriormente distorta da preconcetti intellettuali e miopie sentimentali. Ciò non significa che il modello sia difettoso, o addirittura cattivo. E’ semplicemente uno strumento, e come tale va usato. L’idea che ho del mio amico può servire per prevenire offese o malcontenti quando scelgo in che modo rivolgermi a lui. E’ il canovaccio indispensabile su cui regolo il mio modi di rapportarmi. Se però il mio amico si comportasse in maniera difforme all’idea che ho di lui, dovrei prenderne atto, non potendo far altro che aggiornare il modello mentale che ho della sua persona. C’è invece chi è totalmente ancorato alla propria idea, al punto da giungere a negare la realtà pur di difenderla. Non si accetterà allora il comportamento inatteso dell’amico, ma magari ci si rivolgerà a lui con frasi del tipo “Non so cosa ti è preso”, oppure “Tu non sei davvero così, non agire più in questo modo”.
Questo per dire che nel nostro modo di pensare è quasi connaturato il tranello per il quale si finisce per scambiare la realtà e la sua rappresentazione. Il nome conta più di una persona, la reputazione vale più della vita, le leggi astratte schiacciano la realtà concreta.
Nascono così le Idee, quelle con la I maiuscola. Da millenni la nostra vita è funestata dall’abbaglio secondo il quale le Idee sarebbero più belle e buone degli oggetti a cui corrispondono. Addirittura si giunge a capovolgere il rapporto fra le due polarità, affermando che gli oggetti derivano dalle Idee, e non viceversa. La sfera delle Idee sarebbe l’unica vera realtà, mentre il nostro mondo non sarebbe che un’ombra di queste entità eterne.
Non cercherò di confutare queste derive con le parole, magari dimostrandene l’illogità o la sconvenienza. Anche le parole, in fin dei conti, sono idee, anelli di pensiero che si concatenano e finiscono col precluderci l’accesso alla realtà che promettevano di donarci. La mia è una scelta, una presa di posizione concreta, non una discussione di natura filosofica.
Non ho nemmeno la pretesa di convincere altri a ridimensionare il ruolo delle idee. Non ho alcuna intenzione di fare proselitismo. Preferisco limitarmi a mettere in pratica i miei propositi. Voglio poter osservare un fiore godendo della sua bellezza, senza doverla sminuire confrontandola con l’ipotetica bellezza suprema di un Fiore ideale. Desidero amare senza dovermi sentire in difetto rispetto a un amore spirituale e disincarnato. Non voglio che il luminoso spettro dell’eternità metta in ombra il sole delle mie giornate.
Ovviamente mi sforzerò anche di evitare l’errore opposto, cioè di ridurre la realtà ai canoni di un dozzinale materialismo. Non rinnego l’esistenza e il valore delle idee, tutt’altro.
Ecco, potremmo dire che l’idea è come il fuoco che si accende nella lucerna della realtà. Senza la lucerna, il fuoco muore in un attimo, la sua luce è un lampo effimero. Ma senza il fuoco, la lucerna rimane spenta. Solo dall’unione di entrambi nasce la luce: il dialogo fecondo fra il soggetto e l’oggetto diventa l’oro della conoscenza.

 

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