La linea di confine
L’eternità non è, come molti credono, una durata illimitata di tempo. L’Eterno è piuttosto un luogo sottile posta fuori dalla sfera del Tempo; è separato dal flusso della storia, eppure si innerva in essa per vie misteriose, come l’anima con il corpo. Sono distinti, eppure strettamente collegati: per fare un’analogia, se il tempo è una domanda, l’eternità è la risposta.
E’ questo significato che si deve intendere quando si parla di “vita eterna”, o anche quando si nominano allusioni come il “Regno dei Cieli”, o il “Regno di Dio”.
Nell’iconografia medievale, la regione dell’Eternità veniva demarcata da una particolare linea ondulata:
L’astro è nel cerchio, delimitato e separato dal resto dell’immagine. All’interno, il simbolo dell’archetipo eterno, all’esterno i suoi influssi sul tempo del creato.
La linea non è una semplice demarcazione semplice, ma una sinuosa compenetrazione reciproca:
Spesso la linea ondulata viene tratteggiata dalle nuvole:

Miniatura dal manoscritto di “L’Epistre Othea” di Christine de Pisan (XV sec.)
Dall’eternità del cielo delle idee, Venere riceve i cuori degli amanti: il rapporto fra tempo ed eternità non è unidirezionale, ma è piuttosto un influsso reciproco.
L’uso iconografico di questa linea di confine non è limitato ai manoscritti; lo si ritrova ad esempio negli affreschi delle chiese:

Dettaglio da un affresco della chiesa di Sant’Andrea a Thörl, Austria (1475)
La passione di Cristo avviene nella storia, ma la crocifissione è la chiave d’accesso alla Gerusalemme Celeste, che si trova nell’eternità.
Riconoscere la linea ondulata come un confine fra tempo ed eternità ci aiuta a comprendere meglio le immagini di alcuni testi, fra cui trattati di esoterismo come questo:
Oppure di alchimia, come in quest’altro caso:
“Le nuvole ondeggianti si formano sul confine fra correnti d’aria di diversa altitudine e di varia direzione, e i venti che li formano non possano trascinarli via, le giogaie aeree restano ferme mentre impetuosamente volano gli aerei torrenti, come le nebbie che si avvolgono alla vetta d’un monte: infuria sul monte una bufera di neve, e la coltre di nebbia non è smossa. Una tal nebbia si forma anche sul confine fra visibile e invisibile. Esso si rannuvola inaccessibile alla vista impotente, ma così altresì accenna la presenza di ciò che supera il mondo. Avendo gli occhi spirituali aperti e alzandoli al Trono di Dio, contempliamo la visione celeste – la nube che avvolge il Sinai, il mistero della presenza di Dio e avvolgendola la annuncia e la proclama.”
(Pavel Florenskij, Le porte regali)