Secondo l’opra habbiamo l’merto
In questa incisione di Cristofano Bertelli, intitolata “Cristo giudica il mondo” (XVI sec.) è raffigurato un processo davvero notevole: la natura genera l’uomo, bagnando la terra col latte dei suoi seni; la creatura sale la scala, ed entra nella sfera del tempo, in cui viene destinato al bene o al male; da lì cade nell’Inferno, o tenta la salita verso la cima del monte in cui si trova il Cristo.
“Natura ci produce, Entriam nel Mondo,
Che pien di fumo, e pien d’error si vede;
L’un lascia Carità, Speranza e Fede,
L’altro le segue, e tal vive giocondo,
Ve l’Angelo, e Pluton ch’a tondo a tondo
Ci giran; segno è che beata sede
Vuol possessore, che sia fatto herede
Per esser fatto da peccati mondo
Il Tempo assegna l’hora a chiunque, e Morte
Tutti ci crolla, e fa cader al basso
Ove secondo l’opra habbiamo l’merto
E ch’ama la Superbia (sia pur certo)
Lussuria, et Avaritia, sarà casso
Di giù pel monte alla superna Corte.”
Il principio della generazione, la vita che nasce dalla terra ed è destinata a tornarvi:
“Del tutto Madre son detta Natura
Chi da me nasce giunge in sepoltura”
Gli uomini appena generati entrano nel cerchio del tempo. La ruota degli anni è fatta girare da una coppia di nemici, opposti in maniera speculare.
L’angelo ammonisce:
“Fuggite il vizio con ogni potere
Se non con pena andrete nel profondo”
Il diavolo, invece, suggerisce:
“Datevi pur piacer godete il mondo
Ch’altro già mai non sepe per havere”
Il settaccio che vaglia le anime, fra la morte e la personificazione del tempo.
Della Morte è scritto:
“Non pensi alcun per roba, o per acquisto
Di gran Tesor, di Nobiltade o Fama
Fuggir da me, che fui signora a Christo”
Riguardo al Tempo, invece:
“Scorrendo l’hore, il compasso misura
La vita di ciaschuno; onde dovreste
Haver dell’Alma nostra buona cura.”
Personificazione delle insidie spirituali che portano alla perdizione.
“Superbia noce in quest’
e n l’altro mondo”
“Lussuria, l’Alma al gran foco condanna”
“Chi troppo ama l’denar
molto s’inganna”
(Avidità, tradizionalmente associata al rospo)
Le pene dell’Inferno, in cui ricadono i peccatori.
“-Io non pensavo mai giongier a questo
-Vi dovevi pensar, hor vien giù presto”
La punizione della donna presenta dei toni marcatamente sessuali.
“Non tanto mal ch’io peccai come donna.
E come donna sarai tormentata”
Probabilmente ciò che l’artista intende è che la donna chiede clemenza scusandosi in quanto la sua natura è incline peccato, mentre il diavolo la punisce proprio per questo.
Ovviamente tali considerazioni vanno calate nel contesto storico in cui la stampa è stata realizzata.
Sarebbe facile, da questo dettaglio, pensare ad un pregiudizio misogino, ma occorre dire che vi sono anche molti dannati maschi, e per opposto incontreremo la donna anche sul monte che porta alla salvezza.
Contrapposte a Lussuria, Avidità e Superbia troviamo Fede, Speranza e Carità.
“Ch’ha fede al Mondo, in Ciel sarà felice”
“Ch’usa la Caritade, usa buon seme”
“Felice sarà quel ch’ama la speme”
Il monte che porta alla salvezza. E’ una scalata difficile, e molti cadono per aver messo un piede in fallo.
Il testo in latino è “Venite ad me omnes qui laboratis et onerati estis, et ego reficiam vos”:
“Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.” (Vangelo secondo Matteo, 11:28)