Ciò che un tempo era unito
Di massima importanza è il simbolo della porta, in quanto tratto di congiunzione fra i due
mondi.
Il nome del dio Giano significa proprio “porta”: luogo e momento di passaggio, sia cronologico
che astronomico. Giano presiede al cambiamento dell’anno, e quindi il suo volto è sia vecchio,
come l’anno che finisce, che nuovo, come quello che inizia; in lui si uniscono il passato ed
il futuro.
Alle volte è raffigurato con delle chiavi in mano: sono le chiavi delle due porte solstiziali,
janua coeli e janua inferni; rispettivamente il solstizio d’inverno e quello d’estate. Anche
in questo caso, i due opposti si uniscono nella figura del passaggio.

scultura romana del I secolo d.C., raffigurante Dioniso ed una Menade uniti secondo lo
schema di Giano
Anche in questo caso sono tratteggiati il passaggio e l’unione fra due mondi
diversi: il maschio e la donna, il dio della frenesia e della vita e l’umanità che lo cerca,
il tempo ed il momento sacro al di fuori di esso.
Difficile, se non impossibile, stabilire se la somiglianza di questa statuetta con il motivo
di Giano sia dovuta ad una trasmissione culturale, seppur indiretta, o se sia invece la stessa
idea che si sia presentata spontaneamente a due artisti diversi e distaccati nel tempo e nello
spazio…
In entrambi i casi, resta immutato il fatto che quei popoli erano “ricettivi” nei confronti
del simbolo, altrimenti l’immagine vi avrebbe messo radice.
Plinio, nella sua Storia Naturale, descrive un simile animale:
“L’anfisbena ha una doppia testa, avendone una anche sulla fine della sua coda, come se il
veleno che ha in corpo fosse troppo per fluire da una bocca sola”.
Anche questo anello ricalca lo schema di Giano: due facce sullo stesso corpo. La flessibilità
del serpente, però, permette che le due teste possano rivoltarsi l’una contro l’altra.
L’unità che si crede doppia, e che lotta contro sè stessa: un simbolo su cui bisognerebbe
meditare a fondo…
Secondo il mito, il veggente greco Tiresia vide due serpenti avvolti nella copula, e
infastidito li separò con un bastone, uccidendo il serpente femmina. Come per una punizione,
in quel momento Tiresia fu tramutato in una donna, per la durata di sette anni. Dopo questo
periodo, Tiresia vide nuovamente la stessa scena, e decise di uccidere il serpente maschio;
così il veggente cambiò di nuovo sesso, ritornando alla normalità.
Si direbbe che la colpa di Tiresia non sia stata tanto l’uccisione, quanto l’aver diviso ciò
che era unito.
Abramo disse a Lot: “Non vi sia discordia tra me e te, tra i miei mandriani e i tuoi, perché
noi siamo fratelli. Non sta forse davanti a te tutto il paese? Sepàrati da me. Se tu vai a
sinistra, io andrò a destra; se tu vai a destra, io andrò a sinistra”.
(Genesi, 13:8-9)
“La cellula si ingrandisce e si espande, fino a raggiungere un livello limite in cui inizia la
mitosi, un processo che culmina nella divisione in due cellule figlie.
Lo stesso vale per gli imperi: raggiunta una certa soglia critica, lo scisma inizia a
incrinarne l’unità. L’aquila dell’impero diventa allora l’aquila bicipite, presagio della
futura divisione fra est ed ovest.”
(Tratto dal libro di Alchimia dei Simboli)
Nell’alchimia, la figura a due volti ritorna nell’importantissimo simbolo del Rebis,
l’androgino, il Mercurius Duplex in grado di far da mediatore fra gli opposti, altrimenti
irriconciliabili.
All’estremo opposto del Rebis, il leone con due corpi simboleggia la Materia prima, come
sostiene A. Libavio nel “Commentariorum Alchymia”: “Leo duplex vnius capitis, quo signatur
materia prima lapidis”