Il cuore dell’uomo è come un vaso, in cui si riversa lo Spirito di Dio; ma come potrebbe entrarvi, se quel vaso è già pieno di concetti e pensieri? Persino l’erudizione teologica allontana l’uomo dal contatto con Dio: gli studenti della filosofia scolastica e i dotti del tomismo sono infinitamente più lontani da Dio di un contadino ignorante, ma che prega con sincerità dopo una dura giornata di lavoro.
Anche la filosofia Zen del buddhismo insiste su questo punto. Un celebre racconto breve ne parla in maniera metaforica, ma molto chiara:
“Nan-in, un maestro giapponese dell’era Meiji (1868-1912), ricevette la visita di un professore universitario che era andato da lui per interrogarlo sullo Zen.
Nan-in servì il tè. Colmò la tazza del suo ospite, e poi continuò a versare.
Il professore guardò traboccare il tè, poi non riuscì più a contenersi. «È ricolma. Non ce n’entra più!».
«Come questa tazza,» disse Nan-in «tu sei ricolmo delle tue opinioni e congetture. Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?»”
Nella sua prima lettera ai Corinzi, san Paolo dice senza mezzi termini:
“Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?
Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.
Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente; perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti:
Egli prende i sapienti per mezzo della loro astuzia.
E ancora:
Il Signore sa che i disegni dei sapienti sono vani.”